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L'artista Brioschi a scuola

Il signor Paolo Brioschi ci ha accompagnato in un bel percorso di avvicinamento al linguaggio artistico della natura.

Le sue maniere gentili, la passione con cui spiega ci hanno spinti a lavorare con cura ed attenzione. Per ringraziarlo della disponibilità inseriamo di seguito il racconto dei suoi "inizi" che ci ha interessati e nello stesso tempo affascinati!

Momenti dell'attività con il sig. Brioschi

Un’idea nata così...

Come spesso accade, tutto ha avuto inizio da un episodio per certi versi anche divertente e, sicuramente, più che casuale. Era un’estate di tanti anni fa, siamo a metà degli anni ottanta e Giampaolo, mio figlio, si era entusiasmato leggendo un “manuale delle Giovani Marmotte”. Il testo, redatto in modo semplice ed accattivante come solo la Walt Disney sa fare, spiegava come fare per creare delle composizioni artistiche con fiori secchi... L’idea mi piacque tant’è che nel primo fine settimana disponibile, andammo per i campi attorno a Melzo a cercare la “materia prima”, ossia i fiori con i quale fare il primo esperimento. Per quel bel colore rosso acceso che spiccava nel giallo oceanico nei campi di grano, decidemmo di far concludere la nostra ricerca con i papaveri.

Momenti dell'attività con il sig. Brioschi

Selezionammo e portammo a casa i fiori migliori e iniziammo a dar corpo alla fase numero due, ossia trasformare i papaveri in “fiori secchi”. Ora, non vi ho detto ancora una cosa importante... cioè che per portare a termine questo processo, si doveva utilizzare per qualche ora il forno a media temperatura, cosa che facemmo con grande sofferenza, visto che avevamo più di 35 gradi in cucina, per la disperazione di tutti! Comunque, l’esperimento riuscì bene, con i papaveri essiccati creammo una piccola composizione che incorniciammo e che tutt’ora conservo in casa.

Vi starete domandando “e questo cosa c’entra con le foglie?” Beh, credo che quello sia stato il primo passo che ci ha fatto capire che, con la Natura, si possono avere delle scoperte interessanti anche al di fuori dei canali tradizionali... basta avere un po’ di fantasia e voglia di fare qualcosa di diverso e, perché no, anche divertente.

Momenti dell'attività con il sig. Brioschi

Momenti dell'attività con il sig. Brioschi

Tant’è che, sulla falsariga di quella esperienza estiva, abbiamo iniziato a “guardare” fiori, piante, alberi e foglie con un occhio diverso. Nel frattempo, grazie ad un Babbo Natale particolarmente generoso, avevamo scoperto –o ci accingevamo a farlo- le meraviglie nascoste nelle dimensioni che solo con un microscopio poteva accedere. Cercavamo soggetti interessanti da scrutare e da commentare, partendo dalle cose di casa più comuni come una scaglia di sapone, un’unghia, un pezzetto di cibo, un insetto. Era un mondo nuovo, pieno di meraviglie da scoprire e noi si era curiosi di vedere cose nuove. E fu così, quasi per caso, che prendemmo una foglia da una pianta che avevamo in casa e la mettemmo sotto la lente del microscopio.

 

 

Momenti dell'attività con il sig. Brioschi

Ne fummo subito stupiti ed entusiasti! Quella superficie verde, all’apparenza liscia e senza particolare interesse, si mostrava completamente diversa nell’osservazione microscopica. Struttura, profili articolari, venature, spine ci mostravano i loro lati nascosti, quasi segreti... per la prima volta avevamo la possibilità di esplorare, seppure limitatamente, la stupefacente struttura della Natura, così semplice all’apparenza eppure così complessa se, come noi stavamo facendo, ci si avventurava alla scoperta di dimensioni diverse.

Momenti dell'attività con il sig. Brioschi

Una foglia, poi un’altra, poi un’altra ancora... ogni osservazione al microscopio ci regalava una nuova sorpresa, qualcosa di unico e, parallelamente, ci suggeriva di continuare, di cercare un altro soggetto perché erano ancora tante le meraviglie che avremmo potuto scoprire. Avevamo scoperto un filone verosimilmente quasi inesauribile e volevamo continuare.


 

Parallelamente, ci sembrava interessante fare qualcosa che avesse potuto essere condivisa da altre persone: non volevamo tenere per noi soli queste “scoperte” ma come si poteva fare? Ebbi l’idea di disegnare quel che vedevo al microscopio. Sicuramente sarebbe stata un’attività impegnativa ma, almeno per iniziare, si poteva fare. Considerando che si voleva dare risalto ai particolari che si evidenziavano al microscopio, la scelta sul tipo di tecnica illustrativa da adottare è stata semplice: china su carta. E così iniziammo.

Momenti dell'attività con il sig. Brioschi

Momenti dell'attività con il sig. Brioschi


É proprio vero quel che si dice, “da cosa nasce cosa”... infatti le tavole erano sicuramente esaustive per quanto riguardava la parte grafica ma mancavano di completezza. Dovevamo fare un passo in più e, grazie alla passione che ci accumunava, ci dividemmo i compiti e le attività: per ciò che riguardava il disegno, io avrei continuato a lavorare di miscroscopio e china, mentre per completare la parte più “scientifica” e didascalica, mio figlio avrebbe condotto le necessarie ricerche, senza mai comunque essere il co-osservatore delle realtà rivelate dalle lenti del microscopio.



 


Continuammo così, senza un preciso impegno temporale ma lasciando che la curiosità ci indicasse la via da seguire. Ricordo lo stupore nell’osservare le particolarità di una foglia di fico raccolta sulla strada di casa, oppure l’attenzione nel maneggiare alcuni steli di ortica o, ancora, i disegni complicati della superficie di una foglia di geranio.

Momenti dell'attività con il sig. Brioschi Momenti dell'attività con il sig. Brioschi


Si diceva “da cosa nasce cosa”... a volte è soprendente constatare che non solo questa affermazione sia vera ma anche quanto lontano può portare un semplice tentativo. Siamo felici di aver assecondato una curiosità, poi divenuta passione, e siamo anche un po’ orgogliosi del lavoro che abbiamo fatto, ognuno per la sua parte. Insieme Giampaolo ed io abbiamo la speranza che quello che vedete vi piaccia, sia interessante e, perché no, vi dia una idea per fare qualcosa di “vostro”. (Paolo Brioschi)




 


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